FAQ
No, la libertà così come intesa da Maria Montessori non è assolutamente anarchia, al contrario il metodo è concepito in modo tale da far emergere e far comprendere ai bambini l’importanza della disciplina, dando loro gli strumenti per imparare a regolarsi da soli ed a seguire le regole. Esistono infatti regole di comportamento ben precise e chiare. Come disse un allievo di una scuola Montessori: “Qui non facciamo quello che vogliamo, ma vogliamo quello che facciamo!”
La volontà di un bambino a essere attivo, a operare intensamente è quindi strettamente connessa al poter operare scelte libere tra le tante offerte esposte nell’ambiente, senza che l’adulto gli dica che cosa deve fare. L’adulto è solo il responsabile dell’ambiente, ambiente che è come una bella tavola apparecchiata per un pranzo in piedi, dove ognuno consuma ciò che preferisce.
Inoltre il bambino o il ragazzo, assieme alla libera scelta, opera anche un’assunzione di responsabilità circa l’uso dei materiali. Questi non vanno sciupati, vanno rimessi a posto alla fine e vanno usati in modo congruente (non si adopera un’arancia per giocare a palla o un cucchiaio da tavola per scavare la terra!).
Questa responsabilità non è proprio il “fare ciò che voglio” nel solito senso prepotente e ambiguo della frase.
In tanti anni di esperienze questo non si è mai verificato proprio perché —si tratti di Nido o di Scuola— le scelte sono moltissime, allettanti, variegate. Gli adulti le presentano senza però obbligare a fare e i bambini, che in principio per rassicurarsi tendono a prendere un po’ sempre le stesse cose, poi sono attratti dal nuovo. La loro bella intelligenza non conosce la pigrizia: vedono le attività degli altri e vogliono provare anche loro. Piccoli assaggi e poi si buttano con entusiasmo in nuove attività in corrispondenza a esigenze profonde di scoperta. È l’inizio del piacere di agire, che nasce dalla persona stessa. Gli stimoli esterni, i pungoli, i divieti, gli obblighi agiscono invece esattamente in senso contrario.
Chiarito questo, in una scuola Montessori vi è tanta interazione quanto i bambini desiderano, ma lavorare con i materiali spesso è così appagante che, per queste poche ore al giorno, i bambini preferiscono padroneggiare le sfide che questi materiali offrono loro. E così diventano più felici e gentili e questa è la base della vera socializzazione. Il bambino sceglie di lavorare da solo perché è interessato proprio a quel lavoro e non vuole essere disturbato. In questo modo raggiunge la massima concentrazione. Nell’arco della giornata si alternano altresì momenti in cui il bambino si aggrega e lavora a piccoli gruppi e a grandi gruppi, oltre a momenti di gruppo proposti dalle insegnanti come il “cerchio”, un occasione di condivisione per raccontare, cantare e molto altro.
L’ambiente preparato è come un altro maestro: silenzioso, indiretto ma potente. È un tacito invito ad agire. Quando la maestra lavora con uno o più bambini, gli altri sono occupati in tante altre cose, scelte da loro stessi, quindi interessanti per loro. Lei non li perde mai di vista, ma offre il suo aiuto diretto solo a quelli che sta seguendo da vicino in quel momento. Nel corso della giornata offre via via la sua presenza a ciascuno di loro. Le lezioni sono di solito individuali e brevi, cioè durano il tempo necessario affinché il bambino possa fare da sé. Anche gli oggetti e i materiali sono studiati in tal senso e la maggior parte di essi permette al bambino di controllare autonomamente se ha fatto bene o no e questo favorisce il piacere di ripetere e di concentrarsi.
Molti bambini non sono in grado, agli inizi della frequenza alla scuola Montessori, di accettare questa regola o perché — incerti e timidi — non si decidono a scegliere o perché — inquieti, abituati al “tutto e subito” — non sono in grado di aspettare che il compagno abbia rimesso a posto l’oggetto. Eppure basta non imporre rigida obbedienza, proporre loro cose interessanti da fare, essere fermi nella richiesta di aspettare, ma lasciare loro il tempo di capire fino a che punto furberie, sotterfugi e piccoli dispetti in questa scuola non funzionino, e di scoprire a poco a poco il piacere di accettare le regole comuni e di essere amati senza smancerie né false lodi.
Nella scuola Montessori gli adulti non gridano, non puniscono, non mettono in evidenza gli sbagli; i compagni di conseguenza non giudicano, non disprezzano il compagno che sbaglia; spontaneamente lo aiutano, se necessario, in quel modo delicato e discreto che sanno usare i bambini immessi in un ambiente non violento, in una scuola di pace.
Il bambino indisciplinato, aggressivo e quindi infelice, a poco a poco migliora la sua condizione vitale e trasforma il proprio modo di comportarsi. Questo avviene tanto più facilmente quanto più è piccolo il bambino.
Secondo Montessori, la libertà non può essere concessa, né donata: va costruita a poco a poco fin dai primi anni attraverso l’esercizio quotidiano della scelta indipendente e dell’auto-correzione, del fare in prima persona e del sentire la fiducia degli altri nelle proprie capacità di verifica.
Scegliere, agire e rimettere a posto gli oggetti fin dal secondo anno di vita — come si fa nei Nidi Montessori — è il primo passo affinché il bambino si costruisca indirettamente il senso di responsabilità verso gli altri e verso l’ambiente.
Il fatto che esista un materiale per tipo obbliga necessariamente ad una rotazione nel suo utilizzo, che però non viene imposta dall’insegnante. Il bambino impara così a rispettare i tempi del suo compagno aspettando il suo turno, controllando l’impazienza ed imparando il valore della condivisione. Nel frattempo, autonomamente o invitato dall’insegnante, cerca un altro materiale che gli susciti interesse e curiosità.
Usare il materiale Montessori è come imparare a usare un buon violino per poi suonare della musica. Non è considerato “creativo” usare il violino come un martello, né come un ponte mentre si gioca con i cubi. È “creativo” imparare a usare il violino correttamente per poter in seguito creare della musica.
Gli stessi materiali sensoriali o quelli in uso per la grammatica o per l’aritmetica consentono invenzioni e composizioni molto libere: tutto dipende dal clima di libertà che l’adulto ha saputo creare nella classe.
Nella scuola Montessori molti materiali base, relativi alla sfera sensoriale o alla psicoaritmetica, a distanza di un secolo vengono adoperati dai bambini con lo stesso interesse ed entusiasmo del 1907. Entrati in uso stabile dopo innumerevoli osservazioni evidenti, rispondono in larga misura ai bisogni dei relativi piani di sviluppo e sono quindi molto funzionali. Per fare un esempio, le analisi grammaticale e logica sono rese interessanti e perfino divertenti in quanto legate al linguaggio vivo del bambino, al piacere di leggere e di sperimentare. Altri materiali — ad esempio quelli concernenti l’educazione cosmica o la storia — sono più suscettibili di ampliamenti e innovazioni che vengono da ricerche e scoperte attuali. Per esempio le presentazioni relative alla comparsa dei primi esseri umani e la striscia della vita sono state recentemente aggiornate in senso darwiniano da Telmo Pievani.
Il motto più importante nella pedagogia Montessori è: “Segui il bambino”. Se ci asteniamo da ogni giudizio verbale che lo umilierebbe, non trascuriamo la valutazione dei suoi bisogni, del buon andamento dei singoli e del gruppo e teniamo conto del fatto che il clima positivo della classe dipende in gran parte dalla qualità delle offerte messe a disposizione dei bambini, capiremo che non c’è nulla di vecchio, di noioso, di inutile tra i materiali offerti nelle scuole Montessori: i bambini li rifiuterebbero e semplicemente non li adopererebbero e noi, gli adulti sapienti, saremmo costretti a modificarli o a produrne altri.
Invece di focalizzarsi su programmi e competenze, non dimentichiamo di mettere il bambino e le sue esigenze al centro della nostra attenzione, perché purtroppo non sempre si è attenti ai suoi sentimenti ed emozioni.
Innanzitutto cerchiamo di non fare trasferimenti a metà anno se non proprio ineludibili. I trasferimenti sono troppo penosi per l’improvvisa rottura di legami di amicizia e di simpatia. Inoltre, il bambino soffrirà per ciò che gli toccherà subire entrando di colpo in un gruppo ignoto, non potendo lavorare con i compagni come già faceva e così sentirsi il diverso. Ma questo sarebbe pesante per qualunque bambino, non solo per chi proviene da una scuola Montessori.
Rispetto al dove si trovi la realtà, un commento di Brandon Kuczma su YouTube dice tutto: “«La scuola tradizionale è il mondo reale» è una delle cose più ignoranti che abbia mai sentito. È reale, se hai intenzione di lavorare in un cubicolo per il resto della tua vita, e questo è quanto.” (“«Public school is the real world» is one of the most ignorant things I have ever heard. It’s real if you’re gonna work in a cubicle the rest of your life, that’s about it”).